Siamo in vacanza a Bali per 10 giorni e, prima di partire, non avevamo programmato di fare escursioni fuori dall’isola.
Anzi, avevamo proprio escluso di farle, sia per questioni di budget sia di tempo: Bali è talmente piena di cose da vedere e da fare che non volevamo fare tutto troppo di fretta – in quest’isola che fretta non conosce – rischiando di trascurare qualcosa.
Ed invece, una volta arrivati sul posto e dopo aver capito che tutto è molto più semplice di come avevamo immaginato, abbiamo deciso, la sera per la mattina, di fare un salto alle Gili, per goderci una giornata di mare “più tranquillo” – a Bali sono poche le spiagge adatte a chi non fa surf – e magari fare un po’ di snorkeling.
Tra le tre Gili, scegliamo Trawangan, che rispetto alle altre, offre una scelta più ampia di strutture ricettive. Chiediamo quindi alla receptionist del nostro hotel se può prenotarci il traghetto per l’indomani mattina: il posto c’è e la navetta della Gili Cat passerà a prenderci alle sei per imbarcarci a Padangbai alle 9. Padangbai non è molto distante da Legian, dove si trova il nostro hotel, ma spostarsi a Bali è quasi un’impresa: il traffico e la mancanza di strade alternative rendono ogni spostamento un vero e proprio viaggio.
Dopo circa due ore di navigazione e una breve sosta a Lombok, arriviamo nel paradiso di Gili Trawangan.
La prima sensazione che si ha quando si mette piede sull’isola è quella di un viaggio indietro nel tempo, c’è un’atmosfera hippie e di totale relax.
Molti degli occidentali che negli anni 90 sono arrivati a Gili Trawangan per fare baldoria lontano dagli occhi della polizia indonesiana hanno fatto di quest’isola la loro casa definitiva, aprendo piccoli resort, ristoranti, warung e locali reggae sulla spiaggia. Mentre si percorre la strada principale di Gili Trawangan – che solo a tratti è mattonata – la nostra attenzione è richiamata dai proprietari dei cidomo, che ci chiedono se abbiamo bisogno di un taxi, e da personaggi vari che ci offrono alloggi e funghetti magici.
Visto che con noi abbiamo solo uno zaino e l’attrezzatura per fare snorkeling, decidiamo di raggiungere il nostro resort a piedi, che si trova a circa mezz’ora di passeggiata dal molo, in una zona più tranquilla e ancora poco sfruttata dell’isola. Decisione sbagliatissima: il caldo e il sole battente rendono quei pochi km un viaggio infinito ed è per questo che all’indomani lasceremo che la receptionist chiami per noi un cidomo (€ 6/7 a tratta) per accompagnarci al traghetto.
Riusciamo ad avere le chiavi del nostro cottage dopo circa un’oretta. Nonostante il tentativo dei due receptionist di far finta che ci stessero aspettando, era chiaro che gli era sfuggita la nostra prenotazione, effettuata tramite un motore di ricerca il giorno prima in tarda serata.
La vista del nostro alloggio ripaga però l’attesa: i 23 cottage di Villa Grasia sono molto spaziosi, puliti e con un bagno enorme; ognuno è provvisto di una coppia di biciclette ad uso gratuito e nel tratto di spiaggia di fronte al resort ci sono lettini e qualche ombrellone a disposizione degli ospiti.
Trascorriamo il resto della giornata su questa isola incantevole a fare snorkeling spostandoci di tanto in tanto. A differenza della barriera corallina del Mar Rosso, bisogna camminare parecchio per riuscire ad immergersi completamente – l’uso delle scarpette di plastica è indispensabile se non si vuole rimetterci un piede – e le corrente in alcuni punti è molto forte.
Al tramonto decidiamo di fare il giro dell’isola in bicicletta, anche se a tratti questa diventa un peso inutile da portarsi dietro in quanto la strada non è battuta e non si riesce a pedalare, per poi fermarci al Ko Ko Mo per cena: gustare frutti di mare squisiti sulla terrazza sulla spiaggia, a prezzi abbordabilissimi, serviti da un personale cordiale e professionale è la happy ending di questa giornata meravigliosa a Gili Trawangan.
Gili Trawangan è una piccola perla in mezzo all’Oceano Indiano che si gira in un paio d’ore a piedi, ma non sottovalutatela per questo: in realtà offre tante cose da fare – oltre a snorkeling e passeggiate romantiche al tramonto – tra cui gite a bordo di imbarcazioni con il fondo trasparente, che vi accompagneranno ad ammirare le tartarughe marine, o potrete salpare da qui alla volta di Gili Meno e Gili Air su una meravigliosa phinisi e proseguire addirittura fino a Komodo per far visita ai famosi draghi.
Prima di ripartire alle 11 dell’indomani mattina, ci siamo ritagliati una mezz’oretta per visitare l’entroterra dell’isola, dove il tempo è quasi fermo agli anni 50 – quando i primi pescatori bugis sono arrivati a Gili Trawangan dall’isola di Sulawesi ed hanno colonizzato l’isola – e il vivaio di tartarughe, sulla strada principale a pochi metri dal molo, dove dei volontari si prendono cura di tantissimi giovani esemplari prima che vengano rilasciati in mare dopo i sei mesi di vita.
Appena dopo 24 ore dal nostro arrivo, lasciamo Gili Trawangan, imbambolati dalla sua bellezza un po’ selvaggia e po’ bohemien, lamentandoci fino all’arrivo a Bali di esserci fermati appena una notte.
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