Un abbraccio. Reclamato in silenzio da due occhi che ti guardano dal basso e una mano che inaspettatamente già sta stringendo la tua.
Un abbraccio. E una testolina che già si è appoggiata sul tuo petto; le labbra che vorrebbero dire tante cose, ma riescono a sussurrare solo un nome che riesci a malapena ad afferrare.
Un abbraccio. E due manine che già ti stanno accarezzando i capelli, quei capelli lunghi così affascinanti agli occhi di bambina.
Un abbraccio, quell’abbraccio che continua ad esserci anche quando, suo malgrado, Tunda deve scioglierlo per raggiungere i suoi compagni già seduti attorno alla tavola davanti al piatto di ugali.
Un abbraccio che si è sciolto, ma che è rimasto tatuato sulla pelle.
Tunda non l’ho più rivista ed è diventata un tarlo nella mente.
E allora l’ho cercata e ritrovata.
Continua a vivere nel suo bellissimo paese e quest’anno ha iniziato ad andare all’asilo.
Vive nella grande casa colorata con altri 150 bambini e Sussy, la mamma che si prende cura di tutti.
Ma accanto a lei, a tanti chilometri di distanza, adesso Tunda ha qualcuno che cercherà di aiutarla ad avere un futuro migliore.
***
Tunda vive dalla nascita al God Our Father Centre for Needy Children dopo essere stata abbandonata da una madre che non riesce a prendersi cura neanche di se stessa, insieme a più di 150 altri orfani, alcuni con gravi disagi fisici e mentali. Il Centro è stato fondato nel 2005 a Timboni da Sussy MmBaka Reuben e poi è stato trasferito a Watamu, sulla strada che porta alle rovine di Gede, dopo che, grazie al contributo dei vari benefattori – unica fonte di finanziamento del progetto – è stato possibile comprare un pezzo di terra e costruire una struttura più grande ed organizzata.
Se siete a Watamu, sottraete un paio d’ore al sole e alla spiaggia e fate un salto al GOF – qualsiasi tuk tuk vi porterà per un paio di euro – vi accoglieranno a braccia aperte.
E date un bacio a Tunda da parte mia.
Bella bella bella. Ma cos’hanno i bambini africani, perchè sono così diversi dai ‘nostri’? Eppure sono sempre bambini. Non lo so, cerco di darmi una risposta mentre sono qui.
Nel frattempo, un abbraccio a te e a tutte le Tunda d’Africa
Non te lo so dire Cris, forse è quello che si portano dentro, il luogo in cui crescono, a renderli speciali, non saprei. Scoprilo anche per me.. io intanto ricambio l’abbraccio.
Mi sa che di zucchero ne hai tanto…
Sarà per questo che non lo metto nel caffè? 🙂
Commossa.. me lo segno per quando andrò in Kenya <3
Sarà un’esperienza unica, probabilmente la più bella che farai a Watamu..