Quando sono arrivata in Svizzera la prima volta, mi aspettavo di trovare montagne innevate, laghi cristallini e città ordinate.
Non si stupirebbe nessuno se dicessi che è proprio quel che ho trovato arrivando a Losanna, ma probabilmente in molti lo farebbero se raccontassi che da queste parti, appena fuori città, il panorama è caratterizzato da morbide colline terrazzate che degradano verso il lago, coperte da chilometri e chilometri di vigneti.
Un susseguirsi di profili collinari scolpiti e modellati dalla mano dell’uomo, lungo i quali centinaia di muretti, sentieri e scalinate si intrecciano delineando uno dei più bei paesaggi artificiali che siano mai stati creati, nel proseguimento di ciò che la natura aveva iniziato.
Dall’altra parte, le imponenti vette bianche delle Alpi.
Nel mezzo, un immenso specchio d’acqua che spesso si confonde con il cielo regalando mille sfumature di blu.
Un panorama che tuttora ha la capacità di tenermi con il naso incollato al finestrino.
Ho guardato questo scorcio di Svizzera in piena estate, al tramonto, quando tutto era verde e rigoglioso, con i colori caldi dell’autunno, con la bruma che confondeva l’orizzonte, l’uva matura, le viti senza foglie, il tutto ricoperto di neve ed ho capito che la magia di un posto può non conoscere stagioni.
Questa zona della Svizzera Romanda, tra Losanna e Montreux, è nota con il nome di Lavaux.
E’ una regione vinicola che copre 800 ettari e si estende per 30 chilometri lungo la costa del lago Lemano.
Il vino qui, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è tradizione antica.
Le prime piantagioni risalgono ai tempi dei romani, ma furono i monaci benedettini nell’11° secolo a portare ai massimi livelli la produzione, ingegnandosi nel creare dei terrazzamenti per ridurre la pendenza, in modo da sfruttare appieno la superficie, incanalare l’acqua piovana ed arginare l’erosione del terreno.
Da allora la tradizione vinicola è stata tramandata di generazione in generazione, ma le tecniche di coltura sono rimaste pressappoco le stesse. La ripidità del territorio non permette l’utilizzo delle macchine e la raccolta viene tuttora fatta a mano: i viticoltori usano piccole funivie per il trasporto dei materiali e durante il raccolto sono attaccati in cordata sui lati più ripidi, come degli esperti scalatori.
Oggi a Lavaux si trovano alcuni dei vigneti più ripidi del mondo: si contano 10.000 terrazzamenti su 40 livelli, sostenuti da circa 400 km di muri in pietra.
Mondovino mi insegna che il vitigno principale della regione è il Chasselas e i vini prodotti dalle uve di Lavaux riprendono il nome dei villaggi vicino ai quali sono cresciute, come Epesses, Lutry, St-Saphorin e Vevey-Montreux.
Il clima di questa zona viene considerato mediterraneo, grazie all’influenza mitigante dell’immenso lago di Ginevra, ma nonostante questa non sia la parte più fredda della Confederazione, quando tira il vento dai monti dello Jura, quel vento che i ginevrini chiamano affettuosamente bise – bacio – e che temo più di qualunque altro evento meteorologico, qualunque cosa attorno rischia il congelamento.
L’uva che cresce lungo i pendii di Lavaux, invece, beneficia di un fenomeno definito dei tre soli: i raggi solari grazie all’esposizione verso sud, il riverbero degli stessi nelle acque lacustri e il rilascio di calore dei muretti di pietra la proteggono dal freddo permettendole di maturare dolcemente.
Visitare le terrazze di Lavaux
Ci sono diversi modi di visitare la zona: il più semplice è quello di spostarsi da un paesino all’altro, da Pully a Saint-Saphorin, seguendo per esempio la Route du Lac [strada 9, da non confondere con l’A9] in auto. A tal proposito, io non ho ancora avuto modo di visitarli tutti, però posso dire che il centro storico di Lutry (foto sotto) mi è piaciuto moltissimo e la vista dall’imbarcadero di Cully (3° e 4° foto del post) è semplicemente spettacolare.
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Però sarebbe davvero un peccato trascorrere troppo tempo in macchina, mezzo che tra l’altro poco si addice all’atmosfera bucolica del posto e al tipo di turismo più apprezzato da queste parti.
L’ideale infatti è fare una passeggiata a piedi o in bici lungo uno dei vari chemin che si snodano tra le vigne, grazie ai quali ci si sente completamente immersi nel paesaggio, godendo della migliore prospettiva in assoluto.
Tra Losanna-Ouchy e il Castello di Chillon ci sono 7 circuiti segnalati che coprono un raggio di 32 chilometri. Se l’intenzione però è quella di limitarsi a fare quattro passi per scattare delle belle foto, lo Chemin du Dezaley, tra il Clos des Moines e il Clos des Abbayes, entrambi antiche cantine originariamente di proprietà dei monaci cistercensi, è probabilmente uno dei più caratteristici.
Un’altra alternativa, limitata al periodo estivo, è il treno panoramico, certamente il mezzo ideale se si decide di fare visita alle cantine sparse tra i terrazzamenti: con il Lavaux Express e il Lavaux Panoramic è possibile inoltre scegliere diversi tour tematici.
Grazie per questi spunti Francesca 🙂 Vivo in Svizzera da tre anni ma non sono ancora riuscita a dedicare un weekend al Lavaux! Mi è sempre capitato di passarci per lavoro ma non mi sono fermata. Aggiungo alla lista dei desideri!
Ciao Valeria, grazie a te per essere passata perché mi hai fatto venire la curiosità di passare sul tuo blog che è semplicemente fantastico! Se passi da Ginevra – se ti va – avvisami: ti offro un caffè con immenso piacere!
Grazie Francesca!! Scusa il ritardo clamoroso nel rispondere al tuo bellissimo commento. Volentieri, quando passo da Ginevra ti scrivo con piacere e ricambio l’invito se passi da Zurigo 🙂 A presto!
Tranquilla, nemmeno io sono tutta questa velocità! Non mancherò di avvisarti: non mi dispiacerebbe affatto tornare a Zurigo per una seconda volta 😉 buona giornata!
Fa strano leggere di un luogo non italiano dove si produce del buon vino… Lavaux era un luogo a me sconosciuto ma è bastato leggere il tuo articolo per innamorarmene! (a patto che non venga “baciata”)
I luoghi naturalisti sono i miei preferiti: quindi, se ho capito bene, il modo migliore per arrivare in questi paesini è in auto?
Anche per me è stata una grande sorpresa vedere colline intere rivestite di vigneti, non me lo sarei mai aspettato! Si può fare il giro dei paesini e delle “terrazze” usando il treno e i trenini panoramici (d’estate) ma ovviamente l’auto da maggiore libertà, a patto di parcheggiarla ad un certo punto e girare a piedi! 😉
Il “bacio” ed è un vento che congela tutto?! Pazzi ‘sti ginevrini! Comunque pure io mi immagino la Svizzera come una combo di laghi e montagne, le colline e il vino non me li sarei mai aspettati. Penso che per andarci opterei per il treno panoramico, mi piace un sacco l’idea!
Praticamente è il bacio della morte! prova a cercare su google immagini “Ginevra inverno” e avrai un’idea di cosa arriva a fare la bise..
In Svizzera in treno si possono seguire degli itinerari bellissimi, tipo quello del Bernina.. che prima o poi riuscirò a prendere anch’io! 😉