Come promesso prima di partire, eccomi a dare qualche numero ed informazione pratica sui costi di un viaggio in Islanda, in base alla mia esperienza, preferenze e circostanze.
Lo scopo di questo post non è sentenziare se l’Islanda sia troppo o poco cara – giudizio soggetto a valutazioni personali – ma, rimanendo comunque un viaggio non low-cost, spero che vi sia quantomeno utile nel caso stesse pensando di andarci, con l’intento di aiutarvi un minimo ad aggiustare il tiro, senza svelarvi la formula segreta del viaggiare in Islanda on a budget in alta stagione [che non sia in campeggio], perché non la conosco nemmeno io.
Vado subito a snocciolare le tre voci a bilancio più importanti: nel post precedente avevo già dato indicazione dei tempi di prenotazione, che nel caso degli alloggi (tre mesi) si è rivelato troppo breve, e le info sul volo aereo.
In merito alle escursioni/ingressi aggiuntivi, vi anticipo che ne abbiamo fatte tre, come da programma: Blue Lagoon e due whale watching (in realtà doveva essere uno), ma vi darò i dettagli in seguito.
.
Islanda: i costi del viaggio.
Auto
In queste due settimane abbiamo percorso 4.789 chilometri. E’ come se avessimo fatto il giro dell’isola circa due volte, chilometri percorsi anche per tornare nelle stesse zone e con tante deviazioni non programmate.
Abbiamo noleggiato il mezzo a gennaio presso la Blue Car Rental: i 1.619,00€ spesi comprendevano il servizio di pick up da/per l’aeroporto, le coperture assicurative accessorie contro danni da sabbia e cenere e al ritiro ci hanno fatto un piccolo upgrade da una HYUNDAI TUCSON ad una KIA SPORTAGE.
Praticando le strade islandesi, ci siamo resi conto che sarebbe stato più che sufficiente un SUZUKI JIMMY, un piccolo 4×4 che in effetti in Islanda si vede tantissimo, risparmiando intorno ai 400,00€: nonostante il gran numero di strade sterrate che si percorrono, specie se ci si allontana dalla zona costiera, il manto stradale sul quale ci siamo mossi nella maggior parte dei casi era molto migliore del previsto, anche nell’entroterra, dove si vedono i bus turistici che si muovono con estrema disinvoltura e ti chiedi come facciano a non rimanere incastrati in qualche tornante.
Gli aspetti peggiori sono sicuramente le salite cieche, in cui la strada ti sparisce letteralmente da sotto il naso, e l’ampiezza della stessa, principalmente nell’entroterra inslandese, pari ad una corsia e mezzo, costringendo uno dei due a cedere il passo.
Personalmente ho sofferto di più – leggi pure «ero sull’orlo di un attacco di panico» per la paura di cadere di sotto, ma io non faccio testo perché non c’è altro mezzo che mi metta più in ansia della macchina, nonostante mi piacciano gli on the road – nei tragitti costieri lungo i fiordi occidentali dove, in alcuni casi, le stradine sterrate ti espongono ad altezze da capogiro senza guardrail di protezione e spesso ci si muove avvolti nella nebbia.
Dicevo, comunque condizioni migliori di quelle attese, non solo per il manto stradale: reduci dall’esperienza australiana dello scorso anno, durante la quale abbiamo percorso strade ben peggiori (per esempio, quella per le Jim Jim Falls di cui parlerò prossimamente) e affrontato centinaia di chilometri nel nulla più assoluto, senza incontrare nessuno, in Islanda, quantomeno in alta stagione, si incrociano spesso altre auto, villaggi e stazioni di rifornimento (anche se la raccomandazione rimane sempre quella di fare il pieno al primo distributore che si incontra).
Accomodation
Le prenotazioni sono state fatte entro la prima metà di maggio e la scelta delle strutture è dipesa dalla disponibilità in primis e dal prezzo, preferendo spostarci di qualche chilometro in favore del risparmio. Già a settembre i prezzi crollano e le stesse strutture, in alcuni casi, hanno riduzioni anche fino ad 1/3 delle tariffe sotto riportate.
Le strutture più moderne molto spesso sono dei prefabbricati rettangolari, ma ciò non vuol dire che non siano dotati di tutti i comfort. Il wifi è sempre incluso (tranne qualche rara eccezione) e nelle camere sono presenti sempre letti singoli, anche quando presentata come camera matrimoniale: tutto sta nella distanza tra i letti..
La colazione è essenziale: non ho mai trovato croissant, muffin o dolci vari, a parte un’eccezione. Ma le aringhe si, quelle ci sono, anche di prima mattina. Quando non inclusa, il costo medio della colazione è di 10€.
Chi mi conosce sa che mi adatto facilmente e preferisco eventualmente spendere qualcosa in più per un’escursione e rinunciare ad altro. Ciò che non mi piace è il bagno condiviso, per una questione di praticità, ma se non ci sono alternative fattibili lo posso anche digerire, ma in Islanda mi è venuto da chiedermi se il mio senso critico avesse raggiunto altissimi livelli nel giro di due giorni.
I vari alloggi si sono rivelati nella maggior parte dei casi soddisfacenti, anche se il rapporto qualità/prezzo in generale rimane decisamente negativo.
Si trova a pochi chilometri dall’aeroporto e ad una ventina dalla Blue Lagoon. La location è un po’ desolante in quanto circondato da magazzini e capannoni, ma la camera è di dimensioni discrete e pulita, con bagno privato. Personale praticamente inesistente: all’ingresso c’è una bacheca con una busta contente la chiave della camera, da infilare in una scatola quando si va via.
Laugarvatn è praticamente un agglomerato di hotel e guesthouse attorno ad una SPA geotermale, anche se la Lonely Planet la definisce una piccola cittadina. Buona posizione per il Circolo d’Oro. Camera spartana, spaziosa e pulita all’interno di una scuola utilizzata come hotel durante i mesi estivi. Bagno in comune. Colazione inclusa.
Un cottage completamente di legno che si affaccia sul fiume con tanto di pescatori con i piedi a mollo nelle acque gelide. Bello, pulito ed accogliente. Dopo qualche giorno dalla prenotazione ho ricevuto un email con le istruzioni per accedere alla camera: praticamente i cottage non occupati sono aperti, a saperlo prima.. A parte gli scherzi, l’ho trovata molto romantica, nonostante i letti separati!
Il peggiore alloggio in assoluto e non solo in Islanda. La camera che ho prenotato si trovava a 1.4 km dallo stabile principale che appare decisamente migliore ma che, in alta stagione, è anche molto più costoso e quella sera era al completo. Camera claustrofobica dentro una sorta di container. Bagno in comune in cui si entra a malapena. Al costo di cui sopra, vanno aggiunti 20€ a testa per lenzuola e colazione: in proporzione abbiamo speso più qui che in altri posti decisamente migliori. Contrariamente a quanto dichiarato, nel container il wifi c’è solo in cucina ad uso esclusivo dello staff: alla fine mi sono fatta dare la password. La location è ottima per Landmannalaugar e il vulcano Hekla, ma la zona è completamente isolata: sono presenti un distributore di benzina e un ristorante e, oltre a questo, c’è solo un altro hotel. A sapere che dopo cena dovevo rientrare in quella stanza, mi veniva da piangere.
Dopo l’esperienza della notte precedente ero contentissima di aver speso un boato questa cifra per una camera nuova, grande, pulita, accogliente e col bagno privato. Quella sera siamo arrivati verso le 22.30 sotto la pioggia battente e a stomaco vuoto dopo aver percorso a ritroso la Hringvegur fino a Skógar per delle tappe che avevamo saltato arrivando dall’entroterra: il ristorante della gesthouse era già chiuso, ma ci hanno offerto un anticipo della colazione, tirando fuori pane, formaggio e insaccati. La location è molto molto bella: di spalle il massiccio del Vatnajökull e davanti un grande lago costiero.
E’ una guesthouse con annesso pub/ristorante dall’aspetto un po’ vecchio, mentre la zona delle camere è molto più recente e gradevole. E’ a gestione familiare e l’atmosfera è quasi intima. La proprietaria ci ha fatto scegliere la camera che preferivamo tra le due disponibili. Bagno in condivisione. Il marito è il cuoco: abbiamo cenato lì la prima sera – è un po’ la fiera del fritto – ma mi è piaciuto comunque parecchio. C’è anche una zona per chi preferisce cucinare qualcosa da se. Colazione inclusa. Quando rientravamo, mi sembrava di tornare a casa di mia zia!
Stabile nuovo, moderno e impersonale, disperso nelle campagne dell’estremo nord-est e a pochi passi dal mare, a circa 40 chilometri da Húsavík. Camera spaziosa e pulita; colazione inclusa. Per trovarlo è stata una faticaccia perché il navigatore della macchina ci portava davanti ad un capannone semiabbandonato e la connessione internet era praticamente assente: dopo aver recuperato le coordinate GPS, ci siamo resi conto che bastava proseguire ancora di un paio di chilometri sulla 85. Se da un lato la posizione può risultare scomoda – per cenare siamo dovuti tornare ad Húsavík perché il ristorante dell’hotel alle 21.30 era già chiuso – dall’altro ci ha regalato un tramonto spettacolare sulla baia e la nostra prima – indimenticabile – aurora boreale.
La nostra camera in realtà era un mini appartamentino con cucina e bagno privato, all’interno di una villetta in un quartiere residenziale della seconda città più grande di Islanda (17.000 persone), a due passi dal centro. Un misto tra nuovo e vecchio, tutto sommato gradevole ma con qualche pecca sulla pulizia e i bagni da rinnovare.
Quando siamo arrivati davanti a questo hotel, situato lungo la 60, in una zona desolata all’inizio dei fiordi orientali, la mia idea di camera “deluxe” ha preso le sembianze del container di Hrauneyjar. Superata, invece, la facciata scrostata da locanda del far west della reception, mi si è aperta una bella sala rivestita di legno bianco e arredamento moderno che sapeva di ristrutturazione appena ultimata. La camera è altrettanto bella, con bagno privato e letti altissimi. Connessione internet molto lenta, relativamente alla quale il ragazzo che ci ha mostrato la stanza si è scusato: è colpa della countryside. Colazione € 15,00, un furto che include anche due uova fritte e bacon a persona. Il personale è gentile e trasmette la sensazione di voler far bene. Distributore di benzina nel piazzale. Alla fine, era davvero deluxe!
Il top in assoluto: si tratta di villa molto grande affacciata sul mare in cui la proprietaria, una simpaticissima signora islandese di una certa età, ha ricavato un mini appartamento per lei e il resto è stato trasformato in b&b. La nostra camera era una quadrupla che si trova nella zona centrale del piano inferiore con una vetrata enorme che dà sul giardino e la baia. E’ possibile utilizzare la cucina ultramoderna se si desidera preparare qualcosa e a colazione, tra le mille altre cose, la signora Inger prepara pancake per tutti. Il bagno è in condivisione ma è talmente pulito e moderno che si dimentica di doverlo condividere con degli estranei. Infine, se la signora Inger è chiusa nelle sue stanze e ne avete bisogno, basta suonare il cicalino poggiato sul comò della reception.
Un monolocale accessoriato di tutto nel centro della città: trovare parcheggio per la macchina potrebbe essere un problema, ma una volta sistemata non serve più. Appartamento ben tenuto, nuovo e pulito. Il simpatico proprietario è la persona che è ho sentito più spesso durante il mio soggiorno in Islanda: trovandosi altrove, era un po’ in ansia per la consegna delle chiavi, avvenuta per mano della moglie che non parlava inglese.
Cibo
Sia a casa che in viaggio, abbiamo abitudini alimentari un po’ particolari: i nostri genitori – più che altro i suoi, a dirla tutta – li definiscono orari sballati, io preferisco giustificarli come abitudini inglesi.
In poche parole mangiamo a colazione più o meno quello che una persona normale mangerebbe a pranzo e poi se ne riparla direttamente a cena. Come dicevo prima, però, in Islanda con la colazione ci è andata un po’ male, quindi ci è capitato diverse volte di fermarci nelle stazioni di servizio a fare incetta di snack e sandwich – che vista la temperatura media, in macchina si conservavano meglio che in frigo – ma sono spese di cui non abbiamo tenuto conto.
Il pasto principale per noi, quindi, è sempre stata la cena e mangiando entrambi una zuppa e un secondo – tranne quella sera in cui abbiamo fatto eccessivamente tardi – in ristoranti che io personalmente reputo soddisfacenti, abbiamo speso mediamente 40/50€ a testa.
Nei piccoli centri, il ventaglio di opzioni è veramente ristretto e i prezzi sono allineati: l’alternativa è quella di cucinare da sé – come avete visto la possibilità c’è in molti degli alloggi in cui siamo stati – o fermarsi al self-service della catena N1, simile ai nostri autogrill, lungo la Hringvegur.
Ops anche io ho perso l’abitudine ai bagni condivisi… e soprattutto se paghi cifre non proprio low cost per dormire. Strano che il livello dei servizi non sia orientato verso una maggiore qualità e confort. Leggendo i racconti di altri viaggiatori, la pecca sembra essere sempre quella di colazioni lasciate a se stesse, pochi sparuti contatti con lo staff, pulizia non sempre al top ma prezzi si! Ma le foto e descrizioni mozzafiato che fai non lasciano dubbi che l’Islanda sia proprio da non perdere!
Io non credo di essermi abituata al bagno in comune, ma in Islanda o ti mangi ‘sta minestra.. 🙂 Credo che gli Islandesi non abbiano interesse a migliorare la qualità dei servizi offerti, quantomeno fin quando avranno il full-booked ogni stagione. D’altro canto hanno dalla loro un Paese a cui difficilmente un turista sensibile a certi paesaggi riesce a rinunciare, piuttosto fa a meno del bagno in camera!
quello che hai scritto sulle stradine islandesi mi ha un po’ terrorizzato… non credo farebbe per me 🙂
Oh no Federica, no volevo spaventare nessuno! Si può scegliere di fare percorsi molto più tranquilli e godersi una grandissima parte delle cose belle da vedere (quasi tutte le attrazioni più famose si raggiungono molto facilmente). Spero di farti cambiare con i prossimi post!
Cavolo, che cifre per l’auto :/ però non ho idea di quanto sia grande l’Islanda e immagino che sia il minimo che si possa spendere per questo periodo di viaggio.
Il commento sulla situazione delle strade mi ha fatto pensare ancora di più che me la farei sotto girando da sola l’Islanda! Personalmente preferirei andare in gruppo con una guida o qualcosa del genere 🙂 per caso hai avuto modo di guardare anche i costi di questo genere di tour?
La macchina è una vera batosta, certo è che se si parte in 4 è già diverso, ma non abbiamo trovato nessuno che venisse con noi.. eppure non siamo cosi antipatici! 😉
La questione strade è relativa: si può anche scegliere di percorrere la Hringvegur e strade limitrofe, quasi tutte asfaltate e in ottime condizioni, quindi percorribili con un’auto berlina (che costa molto meno), per raggiungere il 90% delle attrazioni più famose e affidarsi a delle escursioni organizzate se si vuole andare verso l’interno (ed è dove mi sono venuti i brividi veri dall’emozione).. che poi noi ci siamo andanti ad infilare nel fiordo peggiore d’Islanda, è solo colpa di mio marito 😉
Non ho idea di quanto costino i tour organizzati, ma di soluzioni ce ne sono diverse: dai bus turistici ai piccoli gruppi escursionisti.