Un tempo, vicino al canyon di Marafa, viveva una famiglia molto ricca, proprietaria di un grande allevamento di mucche che era solita usare il latte – un bene prezioso in Kenya – per lavarsi e fare il bucato, anziché cibarsi.
Un giorno Dio, adirato da tale spreco, punì la famiglia scatenando un’immensa alluvione e facendo sprofondare l’intera famiglia in questa gola, lasciando traccia del latte e del sangue nel colore delle sue rocce.
Questa è la Cucina del Diavolo, un piccolo canyon racchiuso dal verde della vegetazione circostante, dove la temperatura può raggiungere i 50 gradi nelle ore più calde, il cui colore varia durante il giorno in base all’inclinazione dei raggi solari dal rosa cipria, al sabbia al rosso fuoco.
Nyari, il posto che si rompe da solo, è il frutto di secoli di erosioni di vento e pioggia su uno strato friabile di roccia arenaria, che hanno modellato, come il lavoro sapiente di un artigiano, le formazioni rocciose alte fino a 30 metri, in un mosaico di guglie e creste, di terra rossa, giallo ocra e bianco gesso, che si scagliano contro il turchese del cielo africano.
Il sito è gestito come impresa turistica locale, rappresentando la prima fonte di sostentamento per il vicino villaggio di Marafa e conta all’incirca 30.000 visite l’anno: le guide sono infatti alcuni abitanti del villaggio stesso.
Alla fine dell’escursione nelle gole del canyon, vi verrà chiesto se volete comprare un kit scolastico (penne, matite, quaderni) per i bambini di Marafa – alla cifra di 10 euro – che troverete proprio li ad aspettarvi.
Una divinità come sempre molto generosa!! 😀
Luogo davvero interessante, non ne avevo mai sentito parlare, grazie per questo spunto di viaggio!!
e soprattutto che non conosce le vie di mezzo!
Di solito chi va in Kenya si concentra sul mare e sul safari, ma ci sono valide alternative da una sola giornata, come Marafa, appunto.. 🙂
Che bello, sembra un dipinto! Mi piace molto anche la leggenda.
Grazie Anca!
Wow, che posto meraviglioso!!
Un’escursione che, se si è nei dintorni di Malindi, vale davvero la pena fare!
L’ha ribloggato su Flavio Standoli.
Bellissimo articolo, come sempre. E’ bello valorizzare e raccontare angoli di mondo non sempre tra i più conosciuti!
Lo sai che ogni tuo apprezzamento su un mio post sul Kenya vale doppio?
Ma grazie, ne sono onorata davvero!! E a me fa molto piacere leggere i tuoi post!! 🙂
Un posto decisamente particolare, come la leggenda sui suoi colori del resto 🙂 quella che hai sul braccio è terra?! :O
Si! É la polvere raccolta praticamente dalla stessa roccia: é impressionante quanto colori, vero?
Un posto bellissimo che non conoscevo… è impressionante vedere davvero i colori del latte e del sangue su quelle rocce 😀
In effetti leggevo che non è un posto molto visitato, anche se 30.000 visite l’anno possono sembrare tante. Sicuramente è d’impatto, sia la vista dall’alto che dal basso, dove ci sono dei camminamenti stretti sui quali bisogna passare per risalire, che mettono a dura prova il coraggio di chi soffre di vertigini con me..