Ore 7.15 del mattino. Abbiamo appena lasciato alle nostre spalle l’Amboseli National Park e 270 chilometri di strada sterrata ci separano dalla prossima tappa.
Questo è il primo articolo che nasce on the road, grazie all’aggiunta tecnologica che paradossalmente in questo viaggio mi accompagna e ai lunghi sposamenti sul nostro Nissan Urvan, un po’ sgangherato ma dalle prestazioni sorprendenti. Abbiamo già vissuto due giorni pienissimi, visitato due parchi, macinato più di 200 chilometri, attraversato il confine con la Tanzania, incontrato tanti locali e ammirato un numero infinito di animali.
La nostra avventura in questa terra così ricca di colori e di sorrisi inizia dallo Tsavo Ovest, attraversa le pianure sconfinate dell’Amboseli fino a salire sulle dolci colline di Taita Hills, per terminare nell’infinità dello Tsavo Est.
Ed è dalla terra rossa dei Masai e dal cielo turchese con le sue nuvole così perfette che sembrano essere state disegnate dalla mano di un bambino, e così basse, che all’orizzonte sembrano congiungersi con la terra, che voglio iniziare a ripercorrere con le immagini e con i ricordi i 2.300 chilometri di una magia chiamata Africa.
All’improvviso il paesaggio cambia di colpo e dal rosso della polvere sottile, che nel frattempo ha colorato la nostra pelle e i nostri vestiti, si passa ad un paesaggio quasi lunare, caratterizzato da una terra scura, nera e grossolana.
Gli alberi sembrano quasi essere bruciati durante un grosso incendio: ci troviamo sul rilievo principale, l’altopiano di Yatta, che con i suoi 290 km di lunghezza rappresenta la più grande superficie lavica del mondo, creata dall’attività dell’ormai spento vulcano Ol Doinyo Sabuk.
Mentre lo Tsavo Ovest offre una grande varietà di ambienti, lo Tsavo Est è principalmente pianeggiante, con grandi aree di savana attraversate dal Galana, che nasce dall’unione dei fiumi Tsavo e Athi.
Il tracciato che va da Voi Gate al Sala Gate e costeggia il fiume Galana è uno dei circuiti più suggestivi del parco.
E’ da qui che si può scendere qualche minuto dal proprio mezzo per ammirare le Lugards Falls, dove il fiume a tratti scompare tra bellissime rocce colorate, e, qualche chilometro più avanti, una sosta è necessaria al Crocodile Point se si vuole ammirare da pochi metri di distanza i coccodrilli distesi al sole.
Prima di partire per il Kenya, diverse persone mi hanno detto che cinque giorni nella savana sarebbero stati troppi, specialmente se non era la prima volta come nel mio caso, perché dopo un po’ ci si stanca di certi paesaggi e la sorpresa di vedere gli animali svanisce dopo i primi incontri.
Dopo quei cinque giorni, mi sono convinta totalmente che l’esperienza del safari è una delle più belle che si possa fare nella vita.
E non basterebbero cinque, dieci, cento giorni per togliermi dagli occhi lo stupore e l’amore per questa terra.
Un articolo dal sapore avventuroso, proprio quelli che piacciono a me, il furgone sgangherato mi ha riportato alle nostre avventure australiane, ma non sono qui per parlare di quello ma soprattutto per farti i complimenti per le belle foto !
Hai toccato un altro tasto “dolente”: l’Australia! E credo che nessun altro paese sia più adatto per andare all’avventura con un 4X4 o un furgone sgangherato..
Mi fa piacere ti piacciano le foto.. e che tu sia passato.