Bali, l’isola degli dei

Se penso a Bali, penso ai tramonti, ai templi, alle risaie e alle foreste. Se penso a Bali, sento il profumo d’incenso in ogni angolo della strada e avverto la profonda serenità che traspare su ogni volto che incontro.

Bali offre agli occhi dei suoi visitatori tramonti stupendi ad ogni angolo da cui si guarda l’orizzonte. Il primo a cui abbiamo assistito è stato sulla spiaggia di Legian, di fronte al nostro resort, e, anche se la location non è tra le più suggestive dell’isola, è quello che più mi è rimasto impresso nelle mente. Quel giorno ci siamo dati appuntamento con il sole: all’ora del tramonto siamo andati in spiaggia – macchina fotografica alla mano – e abbiamo assistito al momento in cui il sole si unisce al mare ed infuoca le sue acque fino a riva.

Bali

Partendo dal tempio di famiglia fino al tempio del villaggio, proseguendo per il tempio del distretto fino al Pura Besakih, o tempio madre, ossia il tempio dei templi, Bali conta all’incirca 4 templi in ogni kmq.

Tra i templi di Bali spiccano i nove templi direzionali – kahyangan jagat – che rivestono una particolare importanza per l’intera comunità balinese.

A loro volta, i templi direzionali possono essere distinti in Sky Temples, solitamente costruiti alle pendici di una montagna e caratterizzati da un numero infinito di scalini per poter – appunto – raggiungere il cielo, e Sea Temples, che si ergono sulla costiera a strapiombo sul mare e che furono fatti costruire da Nirartha, sacerdote del XVI secolo, in un modo tale che ognuno possa essere visibile da quello successivo.

Tra i  20.000 templi sull’isola, il Pura Luhur Ulu Watu, fondato nel XI secolo dai giavanesi nella parte sud della penisola di Bukit, è probabilmente quello più spettacolare per la sua particolare posizione a picco sul mare.

Dopo aver legato intorno alla vita l’immancabile sarong per coprire le gambe fino alle ginocchia, accediamo attraverso una porta ad arco fiancheggiata da statue di Ganesha.

A pochi passi dall’ingresso, ci danno il benvenuto le onnipresenti scimmiette. Solitamente questi imprevedibili animali non hanno un approccio diretto – nel senso che non vi corrono incontro a braccia aperte – e rimangono ad un paio di metri di distanza a studiare i vostri movimenti: all’interno di ogni tempio c’è sempre un venditore di banane e noccioline, quindi, se si vuole un incontro ravvicinato, è meglio offrirgli davvero qualcosa da mangiare per evitare di indispettirle, preparandosi poi ad averle abbarbicate sulle spalle o sulla testa.

Ogni tentativo di scoraggiarle e allontanarle, nascondendo il cibo in tasca o nello zaino sarà vano – piuttosto si caleranno da un albero alle vostre spalle per aprirvi lo zaino e frugarci dentro – non si allontaneranno fino a quando l’ultima nocciolina non sarà a loro offerta.

Ulu Watu è uno dei tanti importanti luoghi di culto eretti in onore degli spiriti del mare. Soltanto i fedeli hindu possono accedere al santuario interno – cosa che accade in tutti i templi dell’isola – ma nella realtà la cosa più bella è proprio la vista dall’esterno del tempio, costruito sulla lingua di terra che si protrae verso il mare.

Il fatto che non ci possa avvicinare molto alla costruzione permette di ammirarlo dal muraglione che costeggia il sentiero lungo la scogliera senza avere la visuale disturbata da centinaia di persone, come avviene invece al Pura Tanah Lot. Ovviamente l’affluenza di turisti è tanta – qui è possibile assistere anche ad uno spettacolo di danza kecak all’ora del tramonto – ma non è difficile ritagliarsi un angolino tranquillo da cui scattare bellissime foto.

Dopo aver posato per una decina di scatti su richiesta di una simpatica ragazzina di Jakarta con lei e tutta la sua famiglia, proseguiamo verso sinistra e ci addentriamo nella boscaglia che, in quella zona, come sul monte Batur, è molto diversa dalla tipica jungla tropicale dell’entroterra balinese ed è molto più simile ai nostri boschi di montagna.

Da qui, lontani dalla folla, si può godere dell’infinità dell’Oceano Indiano.

Parlerò delle foreste e delle risaie di Bali in un altro post.. meritano uno spazio tutto loro ed è ora di andare a dormire. Buonanotte.

Francesca

Francesca

Amante del caffè in tutte le sue forme, l'importante è che sia rigorosamente senza zucchero. Expat seriale. Innamorata del mondo in ogni sua sfumatura e latitudine, ha perso il cuore in Africa, ma finisce col cercarlo sempre in altri posti. Ne parla poco, ma ha un debole per Londra e il Medioriente.

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4 thoughts on “Bali, l’isola degli dei

    1. Hai centrato il punto: la serenità che trasmette Bali, lontano dal caos di alcune località più mondane, è una sensazione che ho provato in pochi altri luoghi. Forse in nessun altro così forte.


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