Berlino è la più nuova città in cui io sia stato. Anche Chicago apparirebbe vecchia e grigia al confronto.
Mark Twain
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Un weekend di novembre, uno dei primi viaggi che io e Mister abbiamo fatto insieme, o meglio, una delle prime volte in cui l’ho raggiunto da qualche parte in Europa, un venerdì dopo lavoro. Una tocca e fuga, troppo breve il tempo a nostra disposizione per capire profondamente questa città così carica dei segni di un passato importante, sospesa in uno stato di continuo cambiamento mentre viaggia veloce verso il futuro.
Berlino non è una sola città: la divisione del passato è tuttora presente, si percepisce, si capisce, si sente. O forse è solo suggestione?
Berlino è il carattere forte dei suoi edifici, è la modernità anonima di alcune stazioni, è il cielo di novembre che si spoglia della sua coltre grigia e mostra un turchese così terso che quasi abbaglia, è la musica degli U2 che risuona costantemente nella mia testa.
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Berlino in chicchi:
scorpacciate di: fiumi di Berliner Weisse e chili di würstel.
ricordo più bello: non è legato ad una situazione romantica o un luogo in particolare, ma al sollievo per il ritrovamento della mia borsa presso l’ufficio informazioni della Cittadella di Spandau: l’avevo lasciata su una panchina all’interno della Fortezza – avevo la testa persa tra i fumi dell’amore e, probabilmente, anche della birra – con tanto di documenti, telefono e soldi.
da non perdere: se si va a Berlino a ridosso di Natale, non si può rinunciare a passare una serata tra i vari Weihnachstmärkte (i mercatini di Natale), cenare all’interno di una delle casette di legno e finire la serata all’aperto, birra in mano, tra i berlinesi in maniche di camicia.