Apro questo post ringraziando Francesca Cioccoloni di Non chiamatemi Turista per la – seconda, permettetemi di metter un po’ da parte la modestia – coccarda del Liebster Award ma soprattutto per le 10 bellissime domande che ha posto a me e altri 5 bravissimi travel blogger (Viaggi e Virgola vale doppio!): qui gli altri nomi.
Mi è bastata la lettura di pochi post del blog di Francesca per esserne conquistata, ritrovarmi nelle sue parole e avere i brividi sottopelle: ma lei è una che di strada ne ha fatta già tanta, molta più di me, zaino in spalla e guidando i suoi bambini in giro per il mondo, in questo mondo che “è il più bel parco giochi dove posso portarli”. Francesca cerca l’autenticità nei blog che legge ed è per questo che nel rispondere alle domande mi sono lasciata andare – più del solito – non ho interposto filtri tra me e la scrittura e non ho cercato di razionalizzare i pensieri, facendo riaffiorare ricordi ed esperienze, in alcuni casi, molto personali.
Ho spiegato il regolamento del premio Liebster nell’altro post e mi avvalgo anche qui della facoltà di spezzare la catena per gli stessi motivi. Oh, adesso arriviamo alle domande..
Perché hai deciso di aprire un blog?
Avevo voglia di raccontare in modo più personale, dettagliato, riflessivo – e a volte impulsivo – dei miei viaggi. Un racconto che andasse oltre le foto postate su Facebook o il resoconto fatto agli amici davanti ad una birra, perché un viaggio merita molto di più. Senza Zucchero è nato per essere un diario nel quale fissare i miei ricordi – perché ho sempre il timore di dimenticare alcuni dettagli, anche se poi mi rendo conto che certe cose sono sempre li in the back of my head -, le sensazioni, gli aneddoti, gli incontri; e poi con grande sorpresa e piacere ho scoperto un mondo di condivisione e una rete di persone con interessi comuni di cui il blog è solo il punto di partenza e questo mi piace tantissimo!
Qual è il messaggio che vorresti trasmettere?
La mia voglia di evasione e di scoperta mi ha sempre spinto a viaggiare, spesso fisicamente e molto più spesso con la testa (Internet, santo subito!), e a tessere legami con persone completamente diverse da me, per origine e per cultura. E’ sempre stata un’esigenza impellente, una stretta alle viscere, quella di capire e confrontarmi, il che a volte mi ha spinto ad andare controcorrente: probabilmente la volta più importante è stata quando, mentre una buona parte del mondo era impegnata nella guerra al terrore e a condannare senza appello un’intera cultura, questa mia voglia è sfociata in nuovi incontri e nel trasferirmento a Londra per convivere con un uomo afghano. Ovviamente, per la maggior parte delle persone era un estremista o un asylum seeker, e mai un giornalista della Regina. Dopo un anno e mezzo sono tornata a casa con la consapevolezza che è difficile – e a volte straziante – far convivere questi due mondi così diversi, ma mi è stato anche insegnato che in entrambi si è cresciuti con Raffaella Carrà e la Piova in televisione, cantando Felicità di Albano e Romina; che i sogni, i sentimenti, le aspirazioni, la voglia di stare bene ed essere felici, la curiosità, il rispetto verso l’altro sono universali. Raccontando delle mie esperienze in viaggio, stralci di vita quotidiana, frammenti di amicizie, vorrei che passasse proprio questo messaggio: non fermarsi al sentito dire, alle apparenze, ai preconcetti e ai pregiudizi, ma bisogna aver voglia – e non aver paura – di guardare sotto la superficie per scoprire qualcosa di unico, non necessariamente bello per noi, ma non per questo meno speciale.
Cosa cerchi quando sei in viaggio?
Il contatto diretto con la gente del posto: un sorriso di benvenuto è l’accoglienza più calda che mi si possa fare. La natura mozzafiato e l’incontro con gli animali.
Chi è il tuo compagno di viaggio preferito?
E’ una persona che ha spirito di avventura, che non si scoraggia e m’incoraggia, con capacità di adattamento, estremamente curiosa e con un approccio sensibile nella scoperta del luogo che visitiamo. Tutte queste caratteristiche le ho trovato in Mister, mio compagno di viaggio e di vita.
Come ti prepari alla partenza?
Arrivo a ridosso della partenza sempre affannata: ho l’abitudine di lavorare fino all’ultimo giorno per poter sfruttare tutti i giorni di ferie per il viaggio – ritrovandomi puntualmente a pensare che “la prossima volta devo prendere un giorno prima e uno dopo”. Quindi, alla preparazione materiale dedico solitamente un paio d’ore al massimo: ormai sono un’esperta nel fare la valigia all’ultimo momento e in mezz’ora, il resto del tempo lo impiego a cercare in casa le cose che mi servono e a fare il punto delle cose che dovremmo comprare prima di partire: se si tratta di medicinali, il salto in farmacia è d’obbligo, se invece si tratta di altro sistematicamente la mia avversione ai supermercati mi spinge a pensare “vabbè, lo compro sul posto!” e puntualmente non compro nulla, rendendomi conto che ne posso tranquillamente fare a meno. Lo studio della meta, invece, inizia molto prima, ancor prima di prenotare il volo: cerco inspirazione nel web, sono proprio le sensazioni e le esperienze raccontate nei travel blog e nei diari di viaggio che mi fanno propendere per una meta piuttosto che un’altra spinta dalla voglia di vivere quelle emozioni in prima persona. A decisione presa, passo allo studio dell’immancabile Lonely Planet.
Zaino o valigia?
Valigia. Il mio ultimo acquisto – che risale comunque ad un paio di anni fa – è una valigia enorme di colore bianco (una scelta geniale, devo dire!). Negli anni ho imparato a razionalizzare lo spazio e a ridurre al minimo il numero di vestiti e scarpe che mi porto dietro: il mio bel valigione solitamente ospita i vestiti miei e quelli di Mister, altrimenti la nostra attrezzatura per fare snorkeling e tutto ciò che di voluminoso ci portiamo dietro, rimanendo comunque sempre semivuota alla partenza per lasciar spazio ad eventuali acquisti in loco. Quindi, se mi incontrate in aeroporto con una valigia enorme, non pensiate che vi siano decine di scarpe col tacco dentro.. tipo quel ragazzo italiano che all’aeroporto di Denpasar, credendo che non lo capissi, commentò sulle dimensioni criticando l’incapacità di noi ragazze di partire senza l’intero guardaroba!
Qual è il posto che ti ha stupito di più?
Bali. Mentre il Kenya è il viaggio che più mi ha coinvolto emotivamente – ma me lo aspettavo – Bali è stata una bella sorpresa. Bali è pregna – questo è l’aggettivo che mi viene in mente ogni qual volta penso a quest’isola – di natura lussureggiante, spiagge selvagge, persone sorridenti e gentili, spiritualità e divertimento.
E quello che ti ha deluso?
Sarò impopolare, visto il tenore positivo dei post finora letti sull’argomento, ma a me Bangkok non è piaciuta. E’ una metropoli dannatamente inquinata, il traffico senza tregua intasa le strade e non ne permette l’attraversamento, quindi si sale sullo skywalk, oltre che per attraversare anche per respirare. Cavi elettrici aggrovigliati escono ed entrano dagli edifici e dispendono elettricità, acqua putrida esce dai tombini e allaga i marciapiedi: se guardi in alto sembra di stare a Manhattan, se guardi in basso sei catapultato in una squallida periferia. Non è la città incasinata che mi spaventa, nonostante il caos di Kuta e Denpasar, Bali non mi ha lasciato un tale ricordo, esso è piuttosto ovattato e lenito da contorni più rosei. Inoltre, l’approccio cosi reverenziale degli addetti al turismo a volte mi è risultato stucchevole, estremamente forzato per compiacere ed abbindolare il turista occidentale. Ammetto che arrivare a Bangkok durante il periodo delle piogge, dopo aver trascorso 10 giorni meravigliosi a Bali, essere incappati in una delle classiche trappole per turisti grazie ad un autista del nostro hotel, il poco tempo a disposizione, hanno contribuito in modo importante nel tornare a casa con una sensazione poco piacevole.
Il cibo che ti è piaciuto di più?
Riso con gamberi e ananas mangiato a Bali, ma credo che sia un piatto tipicamente thailandese.
Il prossimo viaggio sarà..
Una porzione del continente che mi manca e che ho tenuto per quello che mi piace definire il “viaggio dei viaggi”: l’Australia. Quattro settimane durante le quali cercheremo di girarla il più possibile, da sud a nord e ad est, utilizzando auto, aerei e traghetti. Non dico di più: non mi piace parlare in anticipo dei viaggi che farò.. ed intanto incrocio le dita.
Francesca ti abbraccio e continua così!
Ciao,
che posso dire…mi hai lasciato senza parole!
Capisco il discorso che hai fatto riguardo la Thailandia, finora un po’ evitata proprio per questo, e mi hai messo ancora più voglia di vedere Bali…
Anche nei preparativi per la partenza e la scaramanzia che non te ne fa parlare troppo prima ci assomigliamo molto!
Grazie per aver risposto alle mie domande e….continua così anche tu!
Un abbraccio..
Ciao Frascesca,
è sempre una bella sensazione lasciare senza parole qualcuno per un qualcosa di positivo.. e quando si tratta di una persona che stimi la soddisfazione è massima!
Bello scoprire di avere diverse cose in comune e spero, col tempo, di assomigliarti sempre di piu nel modo di viaggiare, anche quando – magari – un giorno non saremo piu in due..
P.S. Vai a Bali: sarà una bella conferma!