Sono rientrata ieri sera a Ginevra, dopo tre giorni a Napoli e un paio a casa.
Accade sempre più spesso che quando sono in Italia io resti lontana dal computer per giornate intere, anche quando di cose da raccontare e condividere ce ne sarebbero diverse. Non è una questione di intimità, ma solo la mancanza di voglia di stare del tempo davanti al monitor di un PC ad editare foto e pensare alle parole da scrivere.
Quel tempo che è sempre troppo poco e che si riempie di significato anche nei gesti più semplici.
Un ritorno ad una quotidianità passata che, nella realtà, non lo è più.
Un amico che ti chiede sottovoce perché non torni a vivere in Italia è un tuffo al cuore troppo grande per riuscire a trovare le parole giuste, per rispondere con razionalità.
E’ il suo modo per dirti che gli manchi e che ti stai perdendo dei momenti importanti, come la nascita della sua bambina e la pancia della tua migliore amica che cresce ogni giorno, o semplicemente tante serate come quella, fatte di chiacchiere e di birra.
Come se ce ne fosse bisogno, come se non lo sapessi già.
Non c’è ripensamento, ma solo quell’inevitabile pizzico di malinconia insito nel privilegio di vivere due vite contemporaneamente, con tutti i pro e tutti i contro.
E mi sento estremamente fortunata a vivere ad un’ora di aereo da casa se penso a chi ce ne mette 10 o 24 per fare la stessa cosa. E mi viene da sorridere quando sento fare certi discorsi da chi vive con la valigia sempre pronta per viaggiare, quando quel viaggio implica sempre una data di rientro e la libertà di scegliere se partire o meno.
La risposta a quella domanda in realtà è semplice: non torno perché dietro alle rinunce e alle complicazioni, ci sono esperienze, prove e nuovi incontri che mi fanno sentire viva ogni giorno.
Questa giostra, dalla quale ogni tanto scendo un po’ scombussolata, è la mia preferita.
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La musica, quella che ne scrive la storia dagli anni sessanta, risuona nell’anfiteatro romano di Pompei.
Le luci psichedeliche e le fiamme dei bracieri ne illuminano le forme, risvegliando un antico passato e fondendolo con il presente.
I combattimenti dei gladiatori lasciano il posto ad uno spettacolo alimentato da colpi di chitarra, quella suonata come poche dita al mondo riescono a fare; le urla sono sempre quelle di un pubblico esaltato ed eccitato, ma da una delle forme d’arte che più accomuna e unisce.
Gilmour è sul palco e a Pompei continua a scrivere un altro pezzo di storia.
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Vedi Napoli e poi muori, lo si ripete dalla notte dei tempi.
Invece no, Napoli più la vedo e più ho voglia di scoprirla.
Per diversi anni mi sono limitata a pranzi di famiglia e sfogliatelle mangiate a casa ed ora che vivo ancora più lontano e ci torno meno spesso, la sto scoprendo da turista.
La napolitudine, quella sensazione di malinconia che assale nel momento in cui ci si allontana da lei non mi ha ancora colpito, ma il desiderio di capire l’anima misteriosa e sfacciata di una città che vive in una dimensione propria, quello sì, mi pervade ogni volta.
Come la consapevolezza che ci vorrebbe una vita spesa nei suoi vicoli per farlo.
Un caffè alla nocciola al bar del Professore, quello vero.
Il dilemma tra la riccia o la frolla.
La stazione della metropolitana più bella d’Europa.
Il cuoppo da qualche euro in mano.
Via Caracciolo.
Gli yacht dei milionari e le barchette di legno che reggono il peso di intere famiglie.
I bambini torniti che fanno merenda con la frittata di pasta.
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Infine, un aereo che mi riporta a casa, dopo essere stata a casa, fino al prossimo giro di giostra.
Napoli è davvero bellissima, e ancora più soprendente è il tour sotto la città!! Per non parlare della buona cucina 🙂
Il tour di Napoli Sotterranea è un chiodo fisso ormai che spero di realizzare al più presto, magari la prossima volta che vado a Napoli. Ovviamente l’altro chiodo fisso è la pizza: una volta provata quella napoletana, le altre non hanno più senso di esistere 😉
Bello questo post. Non deve essere facile vivere lontani dalle persone care e sentire la loro vita che scorre nonostante tu non sia lì, ma sei convinta della tua scelta e credo che questo sia importantissimo. La napolitudine… sai che inizia a contagiarmi? La prossima settimana se tutto va bene uscirà un mio post proprio sui sapori di Napoli 🙂
A volte ho l’impressione di perdermi dei momenti veramente importanti della loro vita, ma fortunatamente la vicinanza aiuta tanto 🙂
Il cibo è una delle cose più rappresentative di Napoli e una costante minaccia alla dieta. Passo a leggermi con piacere, ora che ho pranzato!
E’ sempre un piacere leggerti….e tra un mese vedrò Napoli per la prima volta…e con queste tue belle parole, davvero, non sto più nella pelle!
Grazie Michela 🙂 Penso che Napoli sia una di quelle città che non stanchi mai: ha tantissime cose da vedere, ma è sopratutto l’atmosfera che si respira a renderla speciale. Ti seguirò con piacere!